Giuseppe Lenzo
Shakti-mat : l'originale tappetino per agopressione
E' la versione contemporanea di uno strumento usato da 5000 anni dai mistici vedici, i fachiri indiani. Con Shakti-mat è possibile raggiungere uno stato di relax straordinario senza provare dolore; al contempo è efficace in casi di sensazioni di affaticamento cronico, mal di schiena, cattiva digestione, insonnia, segnali di stress.
Non appena ci si sdraia sul tappetino si avverte una sensazione di pizzicore o di leggero pungere. Le punte del tappetino stimolano la circolazione sanguigna ossigenando la pelle e i tessuti sottostanti. Una buona ossigenazione è necessaria ai tessuti per rimanere elastici, tonici e giovani. Inoltre le punte del tappetino stimolano il rilascio di endorfine e ossitocine, avendo così un'effetto antinfiammatorio.
Come si usa ?
Sdraiatevi lentamente sul tappetino, respirate profondamente e rilassatevi. Inizialmente potreste sentire un lieve fastidio ma entro 2/3 minuti questa sensazione scompare e al suo posto sentirete una piacevolissima ondata di calore e relax. Se avete una pelle sensibile vi consiglio inizialmente di stendere un sottile telo in seta o cotone.
Per quanto riguarda la durata è consigliabile iniziare con sessioni giornaliere di 10 minuti per poi aumentarle fino a 20/30minuti.
No chirurgia per la Malattia di Dupuytren
La Malattia di Dupuytren o Morbo di Dupuytren consiste in un ispessimento e retrazione dell'aponeurosi (fascia) palmare, la quale si presenta inizialmente con dei piccoli noduli sottocutanei non dolorosi e progredisce con la formazione di 'corde' aponeurotiche che convergono verso il centro del polso.
Queste 'corde' sono anelastiche e, accorciandosi, progressivamente attraggono e flettono le dita.
La malattia di Dupuytren limita la funzione delle mani, diminuisce la qualità di vita.
Il trattamento basato sulla chirurgia seguita da terapia della mano può essere associato a potenziali complicazioni.
Un'opzione non-chirurgica eseguibile in ambulatorio che potrebbe ridurre le contratture articolari dovute alla malattia , risulta essere l'iniezione di Collagenasi di Clostridium histolyticum .
Un giorno dopo l'iniezione le articolazioni vengono sottoposte a manipolazione.
Il trattamento con Collagenasi ha significativamente migliorato gli esiti: in generale, il range di movimento delle articolazioni è risultato più ampio, garantendo così una migliore funzionalità della mano.
La spalla del "Pallavolista"
Nei giocatori di pallavolo la spalla è una delle articolazioni più vulnerabili a causa degli insulti dovuti ai ripetuti sforzi ad alta energia.La natura ripetitiva dei movimenti che caratterizzano il gioco della pallavolo può, nel tempo, condurre a tendiniti, sindromi da impingement ed, eventualmente, instabilità articolare.
Fortunatamente il trattamento conservativo è efficace in molte patologie croniche da stress e prevede un periodo iniziale di relativo riposo (evitare i movimenti più a rischio: schiacciata e battuta), una terapia fisica e farmacologica antinfiammatoria ed un programma di riabilitazione articolato in modo da:
1. ripristinare la completa articolarità attiva e passiva;
2. ristabilire la sincronia del movimento;
3. incrementare la forza e la resistenza muscolare nei gesti specifici del giocatore;
4. ritornare a svolgere in modo completo l’attività sportiva.
Gli esercizi di stretching sono il primo passo verso il recupero della funzionalità della spalla. L’allungamento della capsula e delle strutture pericapsulari può essere ottenuto con esercizi sia in decubito supino sia in stazione eretta.
Il potenziamento dei muscoli coinvolti nella complessa meccanica della spalla segue immediatamente la fase dedicata allo stretching: è con tali esercizi che si cerca di ristabilire gli equilibri di forza presenti, potenziando in modo selettivo i gruppi muscolari deficitari. Poiché si tratta di un’attività molto delicata occorre sempre la supervisione di un fisioterapista.
Sclerosi Multipla & Riabilitazione
La sclerosi multipla (SM) è una patologia cronica ricorrente del sistema nervoso centrale, caratterizzata dalla presenza di multiple aree di danno sia mielinico che assonale associato ad attività infiammatoria. In passato si riteneva che il danno fosse solo mielinico, mentre oggi diversi studi hanno dimostrato che c'è anche una patologia dell'assone, che anzi è quella che contribuisce maggiormente all'instaurarsi della disabilità; in ogni caso anche un danno mielinico può provocare secondariamente un danno assonale.
In queste ricostruzioni tridimensionali è possibile osservare appunto l'assone che viene demielinizzato. La demielinizzazione porta al venir meno della conduzione saltatoria dell'impulso nervoso con conseguente rallentamento della conduzione fino al blocco stesso nei casi più gravi.
§ Aspetti clinici
Il paziente può presentare:
- turbe della funzione visiva: neurite ottica retro-bulbare (NORB), in cui il paziente ha una sensazione di calo del visus con una visione sfocata, appannata;
- turbe della sensibilità: parestesie, ipo/anestesia, dolore;
- turbe motorie: impaccio motorio, paresi, plegìa, spasticità (se vengono colpite le vie cortico-reticolo-spinali);
- turbe dell'equilibrio e della coordinazione: vertigini, oscillopsia (difficoltà a mantenere l'equilibrio), atassia, tremori intenzionali;
- turbe sfinteriche: minzione imperiosa (incapacità a trattenere le urine nel momento in cui la vescica si riempie e si avverte lo stimolo di andare in bagno);
- turbe sessuali: disfunzione erettile ed impotenza nell'uomo, turbe della libido ed anorgasmia nella donna;
- fatica: è un sintomo aspecifico, perchè è tipico di molte patologie di tipo autoimmunitario (es. artrite reumatoide, lupus heritematosus, ecc.) e non solo (es. morbo di Parkinson).
- turbe cognitive (in caso di placche localizzate a livello delle aree frontali o prefrontali).
La terapia si basa essenzialmente sui corticosteroidi per ridurre l'infiammazione legata all'attacco della malattia, ma la Riabilitazione occupa grande spazio nel trattamento di questa patologia.
I trattamenti fisioterapici dedicati ai pazienti con sclerosi multipla devono essere personalizzati e studiati per ripristinare la funzionalità e l’autonomia del paziente.
La seduta riabilitativa si servirà di tecniche di rilassamento quali respirazione diaframmatica per poi proporre al paziente lavori ritmici con ripetizioni ritmate senza mai superare il livello di fatica, proprio per evitare un’ esacerbazione dei sintomi caratteristici della malattia; esercizi di stretching e una mobilizzazione passiva e attiva aiuteranno a mantenere la mobilità e a ridurre la spasticità, mentre esercizi propriocettivi aiutano a migliorare l’equilibrio e il controllo degli arti e del tronco.
Approccio Riabilitativo Alle Distorsioni Di Caviglia
Cos'è la distorsione e come la si cura ?
La distorsione di caviglia è un evento frequentissimo sia nell’atleta sia nella vita quotidiana. Le distorsioni possono essere in eversione ed in inversione.
Le distorsioni in inversione determinano una ipersollecitazione del compartimento legamentoso laterale (legamento astragalo peroneale anteriore, il peroneo calcaneare). Le distorsioni in inversione sono più frequenti perché il malleolo laterale è più lungo del malleolo mediale che quindi non si oppone ai movimenti di inversione.
Le distorsioni in eversione (più rare) determinano una ipersollecitazione del compartimento mediale (legamento deltoideo).
Vi sono tre gradi di distorsione di caviglia:
- LESIONI DI I GRADO: si ha una rottura fibrillare legamentosa con sollecitazione dei recettori propriocettivi responsabili della reazione vaso-motoria. Il paziente presenta tumefazione e dolore al carico.
- LESIONI DI II GRADO: si ha una rottura parziale fascicolare dei legamenti,senza soluzione di continuo capsulare. Il paziente presenta dolore,tumefazione, possibile infiltrazione ematica delle parti molli periarticolari e limitazione funzionale parziale.
- LESIONI DI III GRADO: si ha la rottura completa di uno o più legamenti con breccia capsulare
Il paziente presenta dolore,tumefazione (edema), ematoma, limitazioni funzionali più marcate.
TRATTAMENTO RIABILITATIVO
Il primo obiettivo è quello di ridurre la tumefazione, il dolore, il gonfiore, l’edema e far si che i legamenti che si sono lesionati vadano incontro a cicatrizzazione. Il trattamento è costituito da riposo, ghiaccio bendaggio compressivo e in un primo momento bisogna tenere l’arto in scarico. Il paziente quindi per tenere l’arto a riposo deve camminare con le stampelle senza trasferire il carico sull’arto malato. Questa è una cosa che viene fatta spontaneamente in quanto il paziente quando appoggia il piede a terra ha dolore. Il ghiaccio è importante in quanto ha un potere di vasocostrizione e quindi riduce l’edema ,con effetto antalgico (20 minuti all’ora nei primi giorni e poi viene applicato 4 -5 volte al giorno). Il bendaggio compressivo tende a favorire il riassorbimento dell’edema e riduce anche la sintomatologia algica in quanto immobilizza l’arto. Tenere l’arto in scarico è importante per favorire il ritorno venoso al cuore. L’immobilizzazione gessata può essere indicata nelle distorsioni di II e III grado.
Nel momento in cui il paziente cessa di avere dolore e quando la tumefazione è scomparsa, possiamo avviare la seconda fase del trattamento riabilitativo , cercando di recuperare al massimo l’escursione articolare, la forza dei muscoli della caviglia e quindi la completa funzionalità dell’articolazione. Bisogna recuperare la flessione dorsale e plantare facendo dei movimenti in un primo momento senza nessun carico quindi a catena cinetica aperta. La III fase si basa sul rinforzo globale della caviglia , con esercizi , anche,di inversione ed eversione, e l’incremento dei lavori propriocettivi.
Lombosciatalgia- sintomi e cure
Si tratta di una sindrome dolorosa molto frequente, la cui etiologia è molteplice anche se il più delle volte è causata da alterazioni del disco intervertebrale. Se la sintomatologia dolorosa è esclusivamente localizzata nelle regione lombare si parla di lombalgia; se, invece, vi è l’estensione della sintomatologia anche nel territorio d’innervazione del nervo sciatico, allora si tratta di lombosciatalgia.
La lombosciatalgia, detta anche “sciatica” o “dolore radicolare”, può essere mono o bilaterale e si manifesta con dolori nella regione lombare che si protraggono fino ai glutei raggiungendo gli arti inferiori, a causa della compressione del nervo ischiatico.
Il paziente avverte dolore lungo tutto il decorso del nervo, perdita di sensibilità e di forza, oltre al formicolio nel piede. Ciò che la differenzia da altre sindromi dolorose è che i sintomi dell’ernia si irradiano a spirale come un vortice, mentre le altre manifestazioni di lombosciatalgia aspecifica provocano dolori che si propagano verticalmente o simmetricamente rispetto al punto iniziale.
Aspetti e obiettivi terapeutici del trattamento fisioterapico
Al di là della fase acuta in cui il riposo e la terapia farmacologica trovano la loro giusta collocazione, la riabilitazione riveste un ruolo fondamentale e specifico nella fase subacuta per non far diventare la lombosciatalgia una sindrome cronica.
Educare il paziente alla gestione del problema risulta l’obiettivo terapeutico più importante: il soggetto dovrà cercare la migliore modalità di convivenza con la propria condizione e il recupero progressivo delle attività abituali. È utile effettuare esercizi attivi sotto il controllo del fisioterapista, ridurre il dolore attraverso il riposo e scarico posturale mediante tecniche RPG. Sono molto utili anche gli esercizi di distensione e allungamento per i distretti muscolari che col tempo si sono accorciati, a causa di posture anomale protratte, tramite stretching, pompages o tecniche di rilassamento.
Cos'è la Fibromialgia?
Sebbene possa assomigliare ad una patologia articolare, la fibromialgia è in effetti una forma di reumatismo extra-articolare o dei tessuti molli.
Il paziente, la sua famiglia e i medici devono sapere che la fibromialgia è una causa reale di dolore cronico e di stanchezza e deve essere affrontata come qualunque altra patologia cronica. Fortunatamente, la fibromialgia non è una malattia mortale e non causa deformità. Sebbene i sintomi possano variare di intensità, la condizione clinica generale raramente peggiora col trascorrere del tempo. Spesso il solo fatto di sapere che la fibromialgia non è una malattia progressiva e invalidante permette ai pazienti di non continuare a sottoporsi ad esami costosi e inutili e a sviluppare una attitudine positiva nei confronti della malattia.
L’educazione e pertanto la conoscenza della malattia giocano un ruolo importante nella strategia terapeutica. Più il paziente è informato sulla fibromialgia e più cerca di adattarsi alla malattia stessa, migliore è la prognosi della fibromialgia. I gruppi di supporto, le pubblicazioni, i siti internet sono una fonte di informazione per molti pazienti; spesso il sapere che non si è soli può costituire una fonte di supporto. Alcuni pazienti con fibromialgia possono avere sintomi così severi da renderli incapaci di svolgere una normale attività lavorativa e una vita di relazione.
Questi pazienti richiedono una maggiore attenzione ed un approccio multidisciplinare che coinvolga il terapista della riabilitazione, il reumatologo o lo psicologo. Molti pazienti con la fibromialgia migliorano e sono in grado di convivere con la propria malattia in maniera soddisfacente. Tuttavia, una migliore comprensione delle cause della fibromialgia e dei fattori che la possono aggravare o rendere cronica è necessaria così come è auspicabile una migliore terapia farmacologica, oltre alla possibilità di misure preventive.
Molto importanti sono le tecniche di stiramento muscolare e di allenamento dei muscoli dolenti e l’incremento graduale del fitness cardiovascolare (aerobico). L’esercizio aerobico si è dimostrato efficace per i pazienti affetti da fibromialgia. Il paziente può essere riluttante ad esercitarsi se ha già dolore e se si sente stanco, quindi attività aerobica a basso o nullo impatto, come camminare, andare in bicicletta, nuotare o fare esercizi in acqua sono generalmente il modo migliore per iniziare un programma di esercizi. Occorre allenarsi regolarmente, ad esempio a giorni alterni, aumentando gradualmente l’attività fisica per raggiungere un migliore livello di forma fisica. Importante è stirare gentilmente i propri muscoli e muovere le articolazioni attraverso un’adeguata mobilizzazione articolare giornalmente e prima e dopo gli esercizi aerobici. È utile inoltre consultare un terapista della riabilitazione che aiuti a stabilire uno specifico programma di esercizi per migliorare la postura, la flessibilità e la forma fisica.
La Sindrome Femoro-Rotulea
Se prendiamo in esame la lunghezza del muscolo e la tonicità dello stesso possiamo capire quanto questi fattori possano condizionare il carico e di conseguenza aumentare il dolore rendendo più concreto il danno che si porta alla cartilagine dell’articolazione, soprattutto tenendo conto del grado di allenamento e dallo stato generale di salute psicofisica del soggetto laddove risulta preponderante l’allineamento dell’apparato estensore inferiore.