Giuseppe Lenzo
Il trattamento del Linfedema
Il linfodrenaggio manuale (drenaggio linfatico manuale o DLM) è una tipica terapia, che viene utilizzata anche in pazienti che hanno avuto un ictus, che spesso possono presentare grosse problematiche, quali ad esempio la sindrome spalla-mano. Questa pratica viene però utilizzata non solo in pazienti con gravi cerebrolesioni, soprattutto in quelli in cui vi sia un grave coinvolgimento dell'arto superiore, ma anche in pazienti affetti da altre patologie, ad esempio -per le donne- in caso di mastectomie.
Cos'è?
Il linfedema può essere definito come un edema di natura linfatica, legato ad un sovraccarico, ad un eccesso o, al contrario, a deficit, a turbe del sistema linfatico, che non è in grado di drenare in maniera corretta la linfa, con conseguente accumulo di liquido e di macromolecole proteiche negli spazi interstiziali.
Secondo una definizione del Foldi, uno degli autori che ha maggiormente studiato le problematiche relative al sistema linfatico, "non vi può essere edema di qualsivoglia natura senza che il sistema linfatico sia affetto da una patologia o sia stato sopraffatto", quindi con un sovraccarico di liquido linfatico, per cui il sistema -anche se più o meno funzionante- essendo sovraccaricato non riesce a smaltire correttamente il liquido linfatico in eccesso.
Il linfedema è una patologia cronica, progressiva, gravemente invalidante, complessa e, se si arriva agli stadi più avanzati, diviene sostanzialmente inguaribile, per cui interferisce con lo svolgimento delle attività di vita quotidiana del paziente divenendo altamente disabilitante.
Può essere presente in pazienti affetti da una patologia di tipo vascolare (per es. pz affetti da ictus cerebrale), dermatologica, osteo-muscolo-neuro-legamentosa.
La prognosi quoad vitam è buona, perché non è una patologia che porta a morte il paziente, quella quoad valetudinem è invece negativa, data la notevole interferenza con lo svolgimento delle attività di vita quotidiana.
A cosa serve il sistema linfatico ?
Una prima funzione del sistema linfatico è il trasporto della linfa, un liquido interstiziale contenente proteine, enzimi, trigliceridi, che attraverso il dotto toracico e altri dotti, come la cisterna di Pecquet, viene spinto nelle grandi vene alla base del collo, ad es. la succlavia.
Il sistema linfatico svolge anche un'azione di difesa contro gli agenti patogeni ( grazie ai linfonodi, che sono delle ghiandole, e la componente cellulare dei linfociti, cellule che intervengono nella funzionalità del sistema immunitario, quindi nella immunocompetenza del nostro organismo).
Ovviamente l'ostruzione dei dotti linfatici principali è una condizione non compatibile con la vita, mentre l'ostruzione dei piccoli vasi (capillari) linfatici porta a questo tipo di patologia cronica che, come detto, è il linfedema.
Segni e sintomi
C’è tutta una serie di segni clinici che noi possiamo individuare nel paziente o di sintomi che il paziente stesso ci può riferire quali: aumento di volume dell'arto, ispessimento del tessuto, dismorfismo, elefantiasi, disturbi funzionali, formicolio, prurito, crampi, dolore, senso di pesantezza, sofferenza psicologica (spesso in casi di donne in cui si è effettuata una mastectomia vi è generalmente nel team uno psicologo, che cerca di dare un supporto da questo punto di vista).
Terapia
Ci sono diverse opzioni terapeutiche, ma la prima scelta è sicuramente rappresentata dal drenaggio linfatico manuale (DLM)
per la sua maggiore efficacia , abbinato all' elastocompressione con bendaggio o calza-bracciale; è opportuno suggerire FKT ed
esercizi antistasi linfatica, per favorire l'eliminazione del liquido linfatico , e terapia fisica, utile soprattutto a scopo antalgico
quando è presente la componente dolore (elettro-laser-magneto-termoterapia, ecc.).
Oltre al rispetto di norme di igiene flebo-linfatica, può essere utile la terapia farmacologica, che prevede la somministrazione di farmaci (benzopireni) soprattutto nelle fasi iniziali, in cui vi è un’infiammazione.
A volte infine si deve ricorrere alla terapia chirurgica fino alla ricostruzione del sistema linfatico (o anche chirurgia delle varici, lipo-linfoasportazione).
Per quanto riguarda le donne bisogna tener conto che la stessa cellulite non è altro che una linfangite, un’infiammazione del sistema linfatico che non riesce a drenare correttamente il liquido linfatico. Il DLM è una tecnica efficace per prevenire ed attenuare l'inestetico aspetto a "buccia d'arancia " della cellulite. Abitualmente, si suggerisce, di sottoporsi ad un ciclo di sedute frequenti (2-3 la settimana) e ad una terapia di mantenimento (2-4 sedute mensili), a seconda dell'importanza dell'inestetismo.
Nel trattamento di patologie (edema post-chirurgico, esiti cicatriziali), la prescrizione medica deve essere specifica e personalizzata ed in questi casi la frequenza sarà prescritta dal medico.
La Displasia dell' Anca: segni, sintomi e trattamento!!
Cos'è?
La Displasia dell'anca è una patologia di natura congenita, ovvero già presente alla nascita.
Un tempo, denominata lussazione congenita d’anca, si veniva a conoscere la patologia solo durante la fase di lussazione, da cui il nome, cioè quando i capi avevano perso il loro rapporto. Oggi invece con uno Screening veloce e sicuro, attraverso l'ecografia tra i 45 e 60 gg di vita del bebé, si riesce ad intervenire precocemente per migliorare l'evoluzione della patologia.
Si presenta con una displasia della cartilagine del fondo acetabolare e della testa del femore, con concomitante lassità capsulo – legamentosa, per cui i capi articolari non si trovano perfettamente congruenti..
E’ una malattia ereditaria, con predominanza nel sesso femminile e nella razza bianca, e si presenta attraverso 4 fasi:
1) Prelussazione: fase iniziale, è presente solo la displasia;
2) Sublussazione: testa del femore inizia ad allontanarsi dal solco dell’acetabolo;
3) Lussazione: assenza di contatto tra testa del femore e acetabolo
4) Lussazione inveterata: testa del femore forma una neo-articolazione con l’ala iliaca.
Segni clinici
Tra i segni clinici più evidenti a un occhio esperto risulta la comparsa della terza plica cutanea in uno dei due arti, dunque mettendo a paragone i due arti si nota una asimmetria delle pliche cutanee.Il segno dello scatto ( di Ortolani ) e il segno dello Stantuffo sono anche questi specifici per individuare una displasia con conseguente lassita dell'articolazione femoro-acetabolare presa in considerazione. Inoltre, se compiamo dei movimenti sulla piccola anca del bambino noteremo una limitazione funzionale in abduzione.
Se la patologia non viene diagnosticata precocemente , allora i segni piu evidenti saranno il ritardo nell'esordio della deambulazione e la presenza di zoppia da caduta.
Oggi questa patologia viene diagnosticata subito attraverso dei controlli ecografici a tappeto (obbligatori). Dopo i 4 mesi è necessaria una radiografia poiché i tessuti molli sono divenuti ossei.
Come si tratta?
Innanzitutto bisogna prevenire il progredire della malattia attraverso alcuni accorgimenti che le mamme dovranno tenere a mente come ad esempio i posizionamenti del bambino ( interporre tra le anche un cuscino divaricatore che tiene in abduzione ed extrarotazione gli arti, per mantenere la testa del femore all’interno dell’acetabolo) .
Trattamenti di kinesi passiva e trazione continua verso il basso e medialmente dell’arto displasico portano a centrare la testa del femore, con conseguente blocco in abduzione con gessautre o bendaggi con fasce per mantenere la correzione (a mio avviso, l'utilizzo di ortesi con blocco agli arti ed all’addome, che mantengono gli arti in abduzione ed extrarotazione sono a mio avviso migliori dei gessi, per l’igiene ad esempio).
In ultima analisi, se vi è una situazione complicata che porterà ad uno scivolamento importante della testa, si ricorre all'intervento chirurgico di osteotomia a livello del bacino per ridurre la sfuggenza e a livello del femore per ridurre il valgismo.
La potenza della mente nel dolore cronico
Il dolore cronico ha un impatto devastante sulla vita delle persone , sia perchè impedisce lo svolgimento anche delle più normali attività quotidiane, ma anche perché essere in balia di una sofferenza che non passa provoca nei pazienti un senso di impotenza e di disperazione che tende a sua volta a peggiorare le cose.
Un recente studio dell'Università di Montreal in Canada mostra che gli effetti del dolore cronico possono essere ancora piu pervasivi e severi , tanto da riprogrammare i geni legati al funzionamento del nostro sistema immunitario.
Dunque, sofferenza, disperazione , paura e stress provati dai soggetti per la continua minaccia del dolore non sono per niente da sottovalutare.
Spesso queste emozioni incontrollabili sono molto difficili da gestire e così il paziente ne diventa in un certo senso succube, modificando il proprio comportamento, anche quando non è necessario, e lasciandosi abbattere.
Durante questi anni di esperienza nel trattamento dei pazienti ( sia che essi siano ambulatoriali o ricoverati, neurologici o ortopedici, adolescenti o anziani ) ho notato che vi è sempre bisogno di una terapia comportamentale in grado di intervenire proprio su questi aspetti psicologici, che non sono affatto da sottovalutare, dal momento che numerosi studi hanno dimostrato che le emozioni positive sembrano favorire bassi livelli di dolore e una buon ripresa, e che la capacità di mantenere stati emotivi positivi durante gli episodi di intenso dolore cronico sembra respingere stati emotivi negativi e episodi futuri di dolore.
Per questo motivo vi è l’esigenza di trovare terapie meno nocive e comunque valide. Tra queste potrebbero essere prese seriamente in considerazione le discipline basate sulla meditazione definita di Consapevolezza, o Mindfulness.A suggerirlo sono alcuni ricercatori della University of Utah che hanno dimostrato che con questa tecnica si può diminuire la prescrizione di oppiacei e ottenere comunque la riduzione del dolore.
La Mindfulness, il cui nome significa “consapevolezza”, è una sorta di meditazione relativa ai propri pensieri, azioni, sensazioni ed emozioni, finalizzata alla riduzione del dolore e dello stress.
Si tratta di una sorta di formazione guidata della mente per aumentare la consapevolezza di un individuo, per poi imparare a spostare l’attenzione su eventi positivi per aumentare, rimettere a fuoco, la propria sensibilità su esperienze gratificanti, a volte apparentemente semplici, come una passeggiata in mezzo alla Natura o l’abbraccio di una persona cara.
«Gli interventi mentali possono affrontare i problemi fisici come il dolore, sia a livello psicologico che biologico, perché la mente e il corpo sono interconnessi. Tutto ciò che accade nel cervello accade nel corpo, così cambiando il funzionamento del cervello, si altera il funzionamento del corpo».
Tuttavia, sono convinto che associare alle sedute fisioterapiche una buona e intensa "chiacchierata" non può fare che bene !!!
Sciatica?!?Trattiamo l'orecchio..
In alcuni articoli precedenti abbiamo visto cosa è la Lombosciatalgia e come riconoscere il blocco lombare acuto (colpo della strega). Come abbiamo detto, il mal di schiena è un problema con cui fisioterapisti e riabilitatori hanno molto a che fare e la sintomatologia sciatalgica è senz’altro molto frequente.
Oggi, facciamo un passo oltre e approfondiamo l’argomento sciatalgia e un suo ottimo rimedio. Se ne hai già sofferto, sai bene quanto possa essere fastidiosa e limitante. E devi sapere anche che esistono forme di “pseudo-sciatalgia" ovvero stati infiammatori che, per i sintomi accusati, possono essere facilmente confusi con la sciatica. Ma la vera e propria sciatica è tipicamente causata da un’ernia del disco: il nervo sciatico è composto da più radici che hanno origine nel foro tra due vertebre lombari; se una parte del disco fuoriesce e comprime una di queste radici, si proverà dolore o formicolio lungo il percorso del nervo che origina dalla radice compressa.
.. Come interveniamo ?!?
Un ottimo e veloce rimedio per alleviare istantaneamente il dolore lombare è l'Auricoloterapia, effettuata da mani esperte. L’auricoloterapia consente di trattare tutto l’organismo intervenendo su una porzione limitata di esso, l’orecchio.
Non è necessario trattare molti punti (bastano da 1 a 5 punti per lato) per ottenere un effetto di riequilibrio generale di corpo e mente, e un effetto di analgesia localizzata.
Il trattamento dei punti dell’orecchio può dare risultati sorprendenti, per il suo diretto collegamento con il sistema nervoso centrale.
Quanto durano i trattamenti e con quale frequenza bisogna sottoporsi
La durata di una seduta si aggira di solito intorno ai 20-30 minuti. Il numero delle sedute varia molto secondo i casi e i metodi di trattamento. Nei casi acuti si può trattare anche più volte al giorno, in quelli cronici possono servire 1-2 sedute la settimana per tempi lunghi, in base ai risultati. L’uso dei semi di vaccaria e delle microsfere magnetiche consente di mantenere l’effetto ottenuto durante la seduta.
In quali casi è controindicata l’auricoloterapia?
Il trattamento dei punti auricolari è da evitare
– in gravidanza
– su punti dell’orecchio che presentano alterazioni cutanee (mi, lesioni)
– ai soggetti che assumono psicofarmaci.
Vieni a provarla !!!
L'uomo viene influenzato dall'ambiente in cui vive
Hai mai messo in relazione il tuo benessere con l’ambiente in cui vivi?
Se ti senti stanco, oppure hai cali energetici, non riesci a concentrarti come vorresti, subisci sbalzi di umore, dormi male e non ne capisci i motivi, ebbene, le cause potrebbero “risiedere” proprio in casa tua!
Infatti, le luci, i materiali, le forme, i colori, le tinte delle pareti, i mobili e gli arredi possono interferire sull’umore, influire sulla salute psicofisica, agire sull’armonia e la serenità e mettere a repentaglio l’equilibrio interiore. Allora, non è necessario mettere mano a ristrutturazioni costose o pensare a stravolgimenti definitivi, ma è sufficiente riqualificare gli spazi, cambiare l’orientamento dei mobili, ritinteggiare i muri, modificare le luci, spostare o sostituire qualche oggetto per ritornare in sintonia con te stesso e ritrovare quella vitalità e quell’equilibrio che pensavi perduto.
La ricerca del proprio benessere passa anche attraverso la messa a punto di strategie alla portata di tutti, che possano dare luogo ad interventi in grado di arricchire la vita di emozioni e sensazioni, di appagare la mente e il corpo e di attivare i meccanismi della felicità.
E’ quanto, per esempio, assicura il Feng Shui, che insegna ad arredare la casa in modo armonioso.
Secondo i principi di questa antica arte cinese, infatti, l’uomo viene influenzato dall’ambiente in cui vive e quindi occorre utilizzare determinate forme, materiali, colori, suoni, luci, e disporre mobili ed ornamenti in un certo modo, per realizzare spazi domestici ideali e pieni di benessere, stanze nutrienti per lo spirito e trarre energia positiva dalla nostra abitazione.
Ad esempio, il Feng Shui suggerisce di evitare le stanze poste a nord o gli ambienti con una forma troppo irregolare, di scegliere le tinte delle pareti in base all’attività che si svolgerà nella stanza, di orientare i mobili verso nord-est o nord-ovest, stando attenti a non usarne troppi, di abbondare in piante e vasi.
L'approccio miofasciale al muscolo Sottoscapolare
Il muscolo Sottoscapolare è uno dei quattro muscoli che stabilizzno l'articolazione della spalla creando la cosiddetta "cuffia dei rotatori". E' collocato fra la faccia interna della Scapola e le Vertebre Toraciche, quindi e' nascosto dalla Scapola e cio' spiega come mai la maggior parte delle persone non sanno neanche della sua esistenza.
Problemi cronici alla spalla spesso sono causati da sindrome miofasciale che coinvolge questo gruppo di muscoli, ma il Sottoscapolare e' di frequente la causa primaria che poi scatena il coinvolgimento degli altri tre rotatori.
I sintomi della sindrome del Subscapolare sono riduzione della mobilita' della spalla e dolore.
Mentre il muscolo Sottospinato e' il primario responsabile del dolore nella zona della cuffia dei rotatori, il Subscapolare e' la
causa principale, oltre che di dolore nel retro della spalla, della cosiddetta "spalla congelata" ovvero marcata
disfunzione funzionale con estrema riduzione della mobilita' dell'articolazione.
Il dolore e' localizzato nella parte posteriore della spalla nela zona del Deltoide posteriore e della Scapola, con irradiamento a volte nella zona del Tricipite e del braccio posteriore, e con spesso un riferimento doloroso attorno al polso, che costituisce un po' il "marchio" dei Trigger Points del Sottoscapolare . Nei casi avanzati il dolore puo' assumere intensita' incapacitante, sia a riposo che in movimento.
La riduzione della mobilita' riguarda sia la abduzione che la rotazione esterna dell'omero e siccome alzare il braccio verticalmente richiede entrambi movimenti, diventa impossibile alzare la mano sopra e dietro la testa.
Alla fine l'intera spalla e' immobilizzata in una sindrome dolorosa che, se non trattata con opportuna terapia dei Punti Trigger, puo' andare avanti per anni, spesso con diagnosi errate o vaghe quali periartrite, tendinite, borsite, capsulite adesiva, sindrome dello stretto toracico ecc. che non mettono a fuoco le vere cause, ma danno luogo spesso a tossiche infiltrazioni e a dolorose quanto inappropriate manipolazioni forzate dell'articolazione.
L'ORECCHIO PARLANTE
L’auricoloterapia è una disciplina terapeutica riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità volta alla cura ed al benessere attraverso la stimolazione del padiglione auricolare.L'auricoloterapia è un metodo che consiste nella stimolazione di determinati punti dell'orecchio (massaggio, applicazione di microsfere ecc.). L'obiettivo è attenuare o eliminare i dolori (effetto antalgico) e correggere disturbi funzionali o organici.È una scienza di antichissima data. Già gli Egizi conoscevano l’utilizzazione del padiglione auricolare a scopo terapeutico. In un testo classico cinese di oltre duemila anni fa (Neji Jing - Canone di medicina interna) si parla del rapporto fra orecchio ed organi interni.
Dal 1951 in Francia a Lione il dott. P. Nogier ha avuto il merito di aver dato enormi contributi allo studio dell’auricoloterapia. L’auricoloterapia sottolinea la stretta relazione tra l’orecchio e il sistema nervoso centrale.Ogni punto del padiglione auricolare forma un minuscolo complesso neurovascolare attraverso il quale avviene un continuo scambio di informazioni tra orecchio, cervello e organi. Ogni punto del corpo possiede una corrispondenza nell’orecchio.
Dolori muscoloscheletrici in acuto (es. Lombosciatalgia ), insonnia, tabagismo, patologie correlate a disturbi di tipo alimentare e allergie, risultano essere i principali campi di intervento per i quali esistono importanti evidenze cliniche.
"Occhio" alla postura
Ebbene si , anche la vista ricopre un'importante funzione nel trattamento posturale.
L’occhio, infatti, e’ il principale organo sensoriale del sistema afferente del Sistema Tonico Posturale, dal quale provengono la maggior parte delle informazioni esterocettive dirette al SNC; al tempo stesso è un organo esterocettivo, attraverso la funzione retinica, ed organo propriocettivo legato sia all’attività dei muscoli estrinseci oculari e sia alle vie dell’oculocefalogiria che controllano i muscoli del collo, della spalla e dell’occhio. La visione funziona come un propriocettore fornendo informazioni sulla posizione del corpo. Esiste una relazione bidirezionale tra funzione visiva e postura, infatti un’alterazione della funzione visiva comporta una modifica della postura e viceversa. Visione e postura quindi sono due meccanismi all’interno di un unico processo percettivo. La retina, visione periferica, invia al cervello informazioni derivanti da tutto l’ ambiente esterno, consentendo la stabilità posturale antero-posteriore,la fovea, visione centrale,analizza in maniera precisa l'oggetto del nostro interesse, fornendoci la stabilità posturale laterale. L’ informazione sensoriale visiva è attiva quando l’ambiente visivo è vicino, infatti se la mira visiva è distante 5 metri o più, le informazioni che provengono dal recettore visivo sono poco importanti da non venire prese in considerazione dal STP. Per fare in modo che il STP possa utilizzare le informazioni visive per il mantenimento dell’equilibrio, è necessario che le informazioni visive siano comparate a quelle che provengono dal vestibolo e dai piedi. La spiegazione di come il sistema visivo possa influenzare la postura e’ da ricercare sia in ambito neurologico che meccanico. Dal punto di vista neurologico esiste una serie di collegamenti tra il sistema visivo e le strutture costituenti il sistema di regolazione della postura come il vestibolo, il cervelletto, le aree encefaliche frontali e parietali. Molti problemi posturali , dunque, dipendono da disfunzioni come :
-Deficit della convergenza:alterazione della propriocezione muscolare extra-oculare.
-Eteroforie (o strabismi latenti) sono un difetto di parallelismo degli assi visivi che alterano l’endorecezione.
-Alterazione dei movimenti saccadici.
-Disturbi dell’accomodazione.
-Ametropie: miopia, ipermetropia.
-Disturbi indotti dagli occhiali ( errori di centratura ed effetti prismatici indotti).
In parole povere... Il Fisioterapista!!!
Come forse sapete il fisioterapista è inquadrato in Italia come “il professionista sanitario laureato in fisioterapia, che elabora ed attua direttamente gli interventi di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione nelle aree della motricità, delle funzioni corticali superiori e di quelle viscerali”.
E' ovvio che il fisioterapista debba essere laureato in fisioterapia, ma vi sarà capitato di imbattervi in Studi di Massofisioterapia, o in Centri dove lavorano Massaggiatori, Massaggiatori Sportivi, Scienze Motorie, per non parlare di abusivi che siccome conoscono l'anatomia manipolano le vertebre, etc. In tutto il mondo, esiste il fisioterapista (che può poi specializzarsi in diversi ambiti) e la figura del Massaggiatore, che come dice il nome si occupa del massaggio. Nessun australiano si sognerebbe mai di rivolgersi ad un Massaggiatore per curare una lombalgia cronica, nessun francese penserebbe di farsi manipolare il tratto cervicale da una persona che non ha la preparazione per farlo. Forse, nessun italiano lo farebbe mai… se solo le istituzioni lo aiutassero a capire.
Da moltissimi anni le Associazioni di categoria (AIFI in testa) chiedono l’Istituzione dell’Albo del fisioterapista, in modo da fare chiarezza perchè se devo fare della fisioterapia vado dove chi mi mette le mani addosso mi esibisce l’iscrizione all’albo e non dal primo che capita.
D'altro canto anche voi pazienti dovete essere più accorti , porvi delle domande, informarvi e soprattutto verificare le differenze, senza fermarvi al costo. Andare a comprare dei farmaci in salumeria farebbe strano, comprare le scarpe dalla parrucchiera pure… quando al supermercato si vuole comprare la Nutella si cerca la Nutella, non si mette nel carrello la prima cioccolata spalmabile che ci capita a tiro… oppure si può anche fare questa scelta, sapendo bene che la Nutella è tutt'altra cosa!!!
Artrite Psoriasica e Fisioterapia
Si tratta di una malattia reumatica infiammatoria, che assume un andamento cronico ed è associata alla psoriasi. Si può manifestare in diverse forme, con vari sintomi e segni, che dipendono anche dalle articolazioni colpite. La familiarità svolge un ruolo molto importante e l’esordio, di solito, sia ha in un’età compresa fra i 20 e i 50 anni. Esiste anche una forma giovanile della malattia, che colpisce i bambini e i ragazzi, anche se è piuttosto rara. L’artrite psoriasica colpisce prevalentemente le ginocchia, le anche e i piedi. Tuttavia si possono avere manifestazioni sintomatiche anche alla colonna vertebrale e alle articolazioni delle mani. Nonostante la disponibilità di alcuni trattamenti, è una malattia che dura tutta la vita.
I sintomi e le cause
I sintomi dell’artrite psoriasica sono rappresentati soprattutto dal dolore e dalla tumefazione delle articolazioni, specialmente quelle delle ginocchia o della caviglia. I pazienti tendono a soffrire di tendiniti, che ricorrono con una certa facilità; inoltre hanno il mal di schiena anche a riposo. Il quadro clinico è completato da lesioni cutanee che si possono riscontrare nei gomiti, nelle gambe, nelle unghie e nel cuoio capelluto.
La cura
Nonostante sia disponibile una cura per l’artrite psoriasica, che si può affrontare soprattutto con farmaci biologici, la malattia spesso procede in maniera inarrestabile e diventa causa di invalidità. In effetti la patologia spesso comporta una progressione e il mantenimento dei sintomi per tutta la vita. Questo non è valido per tutti, perché alcuni pazienti possono anche andare incontro ad una riduzione del dolore e ad un miglioramento della funzionalità delle articolazioni.
Il trattamento, comunque, viene supportato dalla fisioterapia, per migliorare la mobilità e ridurre i sintomi dolorosi. Associare massoterapia, chinesiterapia dolce delle articolazioni, posture d'allungamento delle catene muscolari e fisioterapia in acqua sono le metodiche più opportune per il raggiungimento di ottimi risultati.